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Un bellissimo concerto quello tenuto da Steve Hackett e la sua band all'auditorium Conciliazione di Roma giovedi 22 maggio scorso. Oltre a Hackett, erano sul palco Nad Sylvan (cantante), Rob Townsend (sax tenore, flauto), Roger King (tastiere), Nick Beggs (bassista), Gary O'Toole (percussioni, voce). Tutti all'altezza della situazione; incluso l'auditorium, che ha confermato la bella acustica che ci aspettavamo.
Hanno suonato per più di due ore molti dei vecchi successi dei Genesis prima maniera, da Firth Of Fifth a Watcher of The Skies, passando per Return Of Giant Hogweed, Musical Box, The Fountain Of Salmacis e la memorabile Supper's Ready.
Al di là dell'"how we were" vissuto nel ricordo di noi stessi adolescenti che ascoltavamo questi brani, riascoltando queste musiche in questi tempi da fast food colpisce la complessità di questa musica pop che pop non è. E' una musica complicata di ascolto non immediato che affonda le sue radici in una conoscenza approfondita della composizione classica e moderna, della letteratura, del mito inteso anche come storia ancestrale di tutti noi. Ciò nonostante - o forse proprio per questo - ci colpisce dritta al cuore.
E in questi intricati intrecci di chitarra elettrica batteria e tastiere, con la voce del cantante che narra di strane storie ambientate in mondi fantastici, abbiamo sentito palpitare il mondo dentro di noi con la certezza che la misura della nostra umanità è data anche dalla musica che ascoltiamo. Perché noi siamo parte di questa musica, e queste note sono una delle felicità possibili di un mondo che spesso di felicità è avaro.