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Carta stradale della zona con in evidenza la Rocca Sillana
(cliccare sulla mappa per vedere la galleria fotografica) |
Alta, inaccessibile e imprendibile sul suo colle di gabbro bluastro a trecento metri di vertiginoso strapiombo sul torrente Pavone, la Rocca Sillana svetta ancora a dominio di quella bella terra di boschi e colline che si stende a sud di Volterra, muta testimone di un millennio di storia.
La prima volta che ci siamo andati, in un freddo e grigio giovedì di gennaio del 1987, si è presentata così ai nostri occhi:
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L'interno della Rocca Sillana nel 1987 |
Non era molto di più di un rudere. Maestosa e incombente, assisa in vetta a un poggio scosceso circondato da boschi e campagne solitarie ma in desolata e completa rovina, dimenticata da tutti, nulla di più di un diroccato belvedere da cui spaziare con la vista fino all'orizzonte.
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Veduta dagli spalti nel 1987 |
Quasi ventotto anni dopo ci siamo tornati per scoprire una realtà completamente diversa. La rocca è stata infatti restaurata grazie a fondi messi a disposizione dall'Unione Europea e dalla Regione Toscana a partire dal 1998. I lavori sono terminati nel 2008, la riapertura al pubblico data dal 18 aprile 2009: il fortilizio si presenta adesso completamente restaurato ed è diventato un luogo del massimo interesse sia storico che ambientale.
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L'interno della rocca oggi |
Pur essendo aperta ordinariamente da maggio ad ottobre, è possibile concordare visite guidate anche al di fuori di questo periodo. Abbiamo infatti avuto il privilegio di poterla vedere al di fuori del periodo ordinario di apertura: a farci da guida, in una splendida giornata di autunno dal cielo di un azzurro cristallino, c'era Massimo Gazzarri, guida ambientale di Pomarance.
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La guida davanti alle mura della rocca |
La Rocca Sillana è un luogo ricco di storia. E' stato abitato fin dalle età più remote; nei dintorni sono state ritrovate monete ed epigrafi romane e scavate tombe etrusche dall'età arcaica a quella ellenistica. Anche nel Medioevo era un luogo densamente abitato che si trovava al centro della vita di un’area molto vasta.
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La scarpata progettata da Antonio da Sangallo |
Nell’ 80 a.C. Silla, durante l’assedio di Volterra, avrebbe occupato il sito costruendovi un accampamento per i legionari: da questo evento sarebbe derivato il nome di questo luogo. Altre fonti attribuiscono l'origine del toponimo alla trasformazione del lemma latino Silvanus - boscoso - dato a questa zona per la grande presenza di foreste.
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La Torre del Cassero, mozzata durante la ristrutturazione medicea |
Fino alla metà del Settecento il nome di questa imponente struttura era Rocca Silano. Ulteriore prova della fondazione di Sillano da parte di Silla potrebbero essere alcune monete romane ritrovate nei pressi della rocca, fra cui una coniata proprio da Silla.
Ovviamente la struttura che vediamo non risale ad epoche così antiche: il più antico documento che parla del castello risale al 18 agosto 1062, ma si pensa che l’insediamento sia avvenuto nel secolo precedente. Le prime strutture del castello medievale saranno state quasi certamente in legno, anche se durante i restauri sono state ritrovate al livello delle fondamenta anche alcune mura romane in opus reticulatum.
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La sala dove dimorava il comandante della guarnigione |
La parte più antica della fortezza è la così detta Torre del Cassero, intorno alla quale si formò il resto della struttura militare, rimaneggiata e modificata più volte attraverso i secoli. Nel corso del XIV secolo la Rocca Sillana passò sotto la giurisdizione della famiglia dei Petroni di Siena. Il 26 aprile 1383 la Signoria di Firenze deliberò di comprare la Rocca Sillana col fortilizio, il borgo e le pertinenze: dal 23 maggio il possesso passò ufficialmente alla Repubblica Fiorentina.
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Le mura costruite direttamente sulle rocce di gabbro |
Alla fine del ’400 Lorenzo Il Magnifico stanziò dei fondi per adeguare il fortilizio all’avvento delle armi da fuoco. A questa fase dobbiamo l’aspetto attuale del castello, costruito quasi interamente in mattoni. L’architetto Giuliano da Sangallo si occupò nel 1479 della costruzione del cassero e delle mura di cinta, che vennero rifasciate da una cospicua scarpata difensiva: intorno venne costruita un'ulteriore cinta muraria - tutt'ora sopravvissuta in diverse parti, tra cui due porte di accesso - nella quale trovava posto un villaggio dotato di chiesa e cimitero di cui sopravvivono le fondamenta di diverse abitazioni insieme ai resti di cisterne per l'acqua e magazzini.
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La Porta di San Dalmazio nelle mura esterne |
La fortezza era necessaria per dominare un territorio ricco di metalli anche preziosi, come l'argento che si estraeva dalle miniere delle Colline Metallifere, e assicurarsi i rifornimenti di un'altra sostanza indispensabile per l'industria tessile fiorentina: l'allume di potassio, che si trovava in grandi quantità nelle cave di Montioni presso Follonica e che veniva trasportato a Firenze attraversando il contado volterrano.
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Montecastelli Pisano e l'Amiata, visto dagli spalti |
Conquistata e pacificata sotto il dominio mediceo l'intera Toscana, la necessità di un simile controllo venne meno. Nel Cinquecento il castello venne abbandonato e l'intera zona lentamente si spopolò. Una lettera del 1527 del Capitano di Volterra ai Fiorentini rivela che la Rocca è ormai sfuggita a ogni controllo diventando rifugio di banditi e delinquenti.
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La terrazza sommitale |
Solo nel corso del XVIII sec. e del XIX sec. grazie all’apertura di alcune miniere di rame nella sottostante valle del torrente Pavone e allo sviluppo di alcune grandi aziende agricole la zona vide nuovamente una certa crescita demografica, che però non fu durevole.
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Il grande forno che serviva la guarnigione |
Nell'Ottocento la rocca era abitata dalla famiglia Acciai che nel 1850 è costretta ad abbandonarla a causa delle continue “ruberie”. Dopo questa decisione uno di loro, Marco Antonio Acciai, smantellò parte dei tetti e dei muri per rivenderne i materiali.
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A nord le Alpi Apuane dietro al Monte Serra |
I
l Novecento vide progredire il lento degrado del castello, fino alla decisione degli ultimi proprietari, i Paladini, di donarlo al Comune di Pomarance verso la fine degli anni Ottanta. E' stato il preludio alla rinascita, che speriamo che sia duratura.
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