"Come quel fiume c’ ha proprio camminoprima dal Monte Viso ’nver’ levante,da la sinistra costa d’Apennino,che si chiama Acquacheta suso, avanteche si divalli giù nel basso letto,e a Forlì di quel nome è vacante,rimbomba là sovra San Benedettode l’Alpe per cadere ad una scesaove dovea per mille esser recetto (...)"
Così Dante Alighieri ricorda la cascata dell'Acquacheta nel sedicesimo Canto dell'Inferno, dandole fama imperitura anche ben oltre le notevoli caratteristiche fisiche del salto d'acqua in questione, che precipita fragorosamente per circa 90 metri giù dal pianoro dei Romiti unendosi alle acque del Fosso di Cà del Vento per alimentare il corso del torrente omonimo, che insieme al Troncalosso forma - poco a monte di San Benedetto in Alpe - il fiume Montone, corso d'acqua romagnolo di circa 90 km. di lunghezza.
In realtà le cascate sono tre. Oltre alla maggiore, giustamente celebrata, ce n'è un'altra a pochissima distanza, formata dal Fosso di Cà del Vento che si getta in una profonda pozza scavata nell'arenaria e una immediatamente al di sotto della confluenza tra i due fossi, dal salto relativamente piccolo ma dalla notevole portata.
La prima delle tre cascate è costeggiata dal sentiero che si allarga poi in un belvedere aperto alla vista della cascata maggiore. L'ultima cascata, quella del Fosso di Cà del Vento, si trova pochi metri più avanti del belvedere, in corrispondenza del guado che permette di salire fino al prato dei Romiti, il luogo da cui la cascata più grande precipita nella valle. Di fianco al punto in cui l'acqua cade, le bancate di arenaria macigno che formano il versante si innalzano obliquamente fino a formare una sorta di sperone roccioso proteso nel vuoto per diversi metri da cui si ammira un vertiginoso panorama della valle.
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A completare il quadro, proprio sopra al pianoro dei Romiti e quindi alla cascata maggiore, ci sono i resti davvero suggestivi di un antico romitorio successivamente diventato casa colonica, probabilmente in origine una dipendenza cenobitica della vicina Abbazia di San Benedetto "in Alpe", fondata prima del Mille da San Romualdo e retta da un Abate residente fino al 1499 per poi venire soppressa da papa Alessandro VI Borgia, trasformata in parrocchia e passata all'amministrazione dell'Abbazia di Vallombrosa.
La spettacolarità dell'insieme è indiscutibile e cambia costantemente al variare della stagione, a seconda dello stato vegetativo del bosco e della portata di acqua dei torrenti. Costante è - soprattutto - il senso di attonita meraviglia che questo luogo lascia sempre dentro di noi.
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Chi volesse seguire i nostri passi, può utilizzare la mappa (stampabile) del nostro itinerario visibile qui sopra. Abbiamo percorso - andata e ritorno - circa 12 km per 400 metri di dislivello. Chi è interessato a scaricare il tracciato GPS (formato GPX), può cliccare QUI.
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