Una delle "bozze" del Rio a' Buti |
C'è un libro molto interessante che parla della Calvana, della sua storia e del suo ambiente, bello sia da un punto di vista estetico che per il suo contenuto. S'intitola "Calvana Ritrovata" ed ha due autrici, Cinzia Bartolozzi e Annalisa Marchi, che lo hanno pubblicato nel 2006 per le edizioni Polistampa. Mi piace il taglio narrativo di quest'opera, ha un modo di raccontare che emoziona, riesce a far vivere i luoghi attraverso le parole. Proprio per questo mi permetto di citarne una pagina, a corredo di questa foto che ho scattato stamattina a una delle "bozze" del Rio a' Buti.
"Questa terra di Calvana, vuota e misteriosa per sua natura e per le grandi opere di estrazione, ricca di emozioni forti, di sapori selvaggi e suggestioni, incisa dai torrenti che trasportano acqua così calcarea da lasciare dietro di sé ammassi di formazioni spugnose che si legano alla vegetazione, è pronta ad offrire emozionanti episodi di scomparsa e ricomparsa delle acque che rimpollano, e ci regala anche lo spettacolo naturale del Rio a Buti. D'estate si presenta a secco nella parte più alta e talvolta anche in inverno, se le piogge scarseggiano. Ma basta scendere verso valle, verso Fonte Buia, che ci si para davanti l'episodio naturalistico improvviso dell'acqua che esce e scorre in superficie per poche decine di metri: fa grandi bozze, dove le salamandrine amano sguazzare, per poi sparire ancora e tornare fuori a Fonte Buia Inferiore, seguitando regolare la sua discesa verso la città. Nei giorni di grandi piogge, tra Fonte Buia e Fonte Buia Inferiore, si animano straordinarie cascate d'acqua. Lungo questo fosso, compreso tra lo sperone di roccia della Collina di San Leonardo, il Monte Cagnani, e il massiccio della Calvana che dalla Retaia, passando per il Cocolla, va a Cantagrilli, e che scende in una gola stretta e ripida, quasi simile a un orrido, prosperano i fichi. Nascono sulle scoscese sponde di roccia del rio, si sviluppano in vistose ed enormi chiome, fino a scendere quasi nel suo letto, dopo che le loro fronde di legno debole, crescendo e appesantendosi, si sono piegate o scosciate. Così il fosso in alcuni punti è lasciato quasi del tutto al buio, come trovandosi in un tunnel che anima ambienti in cui la luce, filtrata tra rami e foglie, si alterna all'ombra."
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