Nacho Criado, "Agentes Colaboradores" Madrid 2012 Parque del Retiro |
Voglio riproporre qui questa poesia di Franco Fortini, intellettuale emblematico della nostra storia recente: la ritengo adatta al nostro tempo, sia in senso stagionale che in senso metaforico.
Fortini affronta in questi versi la tematica della primavera e quella del cambiamento, visto come rivoluzione, come crisi inarrestabile del presente investito dal futuro e travolto dalle forze del mutamento, percepito come fonte di angoscia ma anche di gioia: la "gioia avvenire".
La gioia avvenire
Potrebbe essere un fiume grandissimo
Una cavalcata di scalpiti un tumulto un furore
Una rabbia strappata uno stelo sbranato
Un urlo altissimo
Ma anche una minuscola erba per i ritorni
Il crollo d’una pigna bruciata nella fiamma
Una mano che sfiora al passaggio
O l’indecisione fissando senza vedere
Qualcosa comunque che non possiamo perdere
Anche se ogni altra cosa è perduta
E che perpetuamente celebreremo
Perché ogni cosa nasce da quella soltanto
Ma prima di giungervi
Prima la miseria profonda come la lebbra
E le maledizioni imbrogliate e la vera morte
Tu che credi dimenticare vanitoso
O mascherato di rivoluzione
La scuola della gioia è piena di pianto e sangue
Ma anche di eternità
E dalle bocche sparite dei santi
Come le siepi del marzo brillano le verità.
Dalla raccolta FOGLIO DI VIA E ALTRI VERSI
EINAUDI 1946-1967
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