lunedì 19 agosto 2024

Redipuglia, 5 luglio 1939

Redipuglia, lettera "F"

Premessa

Nel giugno del 2024, di ritorno da Trieste, mi sono fermato a Redipuglia, il sacrario militare più grande d'Italia, dove riposano circa 150.000 caduti italiani della Prima Guerra Mondiale. Questo monumento imponente e angosciante, nato con l’intento di glorificare il sacrificio di chi cadde "per la Patria", mi ha colpito invece come un simbolo tangibile dell’assurdità della guerra.

Mentre camminavo tra le gradinate, il pensiero è andato al mio bisnonno Vincenzo, nato esattamente cent’anni prima di me, nel giugno del 1862. Anche lui, durante la guerra, aveva due figli maschi: Diego e Quirino, entrambi coscritti, ma fortunatamente sopravvissuti al cataclisma che fu il primo conflitto mondiale.

Uno di loro — mio nonno Diego — era un "ragazzo del '99". Aveva meno di 18 anni quando, nel giugno del 1917, venne chiamato alle armi. Dopo l’addestramento alla caserma di Rovezzano, fu inviato a combattere, a dicembre dello stesso anno, nelle trincee del Monte Grappa.

Diego avrebbe potuto facilmente finire lì, il suo nome inciso in bronzo tra tanti altri, sulle lastre di calcare del sacrario: un ragazzo con le sue aspirazioni e i suoi sogni cancellati da una pallottola, una scheggia di bomba, una baionetta o un soffio di gas velenoso. E mentre stavo in piedi davanti allo spazio dove sarebbe stato inciso il suo — il mio — cognome, mi sono reso conto di quanto poco sapessi di lui e della guerra che aveva combattuto. Nessuno in famiglia ricordava nulla, anche perché mio nonno era morto solo un anno dopo la mia nascita, nel 1963.

Questa sorta di rimozione, questa totale assenza di memoria familiare, mi ha colpito. Persino mia madre, che aveva vissuto con i nonni per diversi anni dopo il matrimonio, mi ha confermato di non aver mai saputo che Diego avesse partecipato alla guerra del 1915-18. In casa, quel periodo non era mai stato oggetto di discussione.

Mosso dalla curiosità, ho deciso di ricostruire la storia di mio nonno, utilizzando gli archivi civili e militari oggi disponibili online. Con mia grande sorpresa, sono riuscito a raccogliere molte informazioni, al punto da volerle trasformare in un racconto, che ora condivido con voi. Tutti i fatti, le date, i luoghi e la maggior parte dei personaggi e delle ambientazioni sono reali. Spero che apprezzerete questo viaggio nella storia della mia famiglia.

mercoledì 7 agosto 2024

Il re di Asine di Ghiorghios Seferis

Salendo al monte Kinthos, isola di Delos, 1991
Se penso a una singola lirica moderna che nella mia mente rappresenti l'essenza della Grecia, penso al Re di Asìne di Ghiorghios Seferis. Insieme ad Itaca di Konstantinos Kavafis, mi emoziona in modo incontenibile. Leggendola, mi trovo anch'io sotto il gran sole greco dell'estate, arrampicato insieme al poeta sulla rupe marina che ospita i pochi resti consumati dal tempo della città di Asìne, ed evoco insieme a lui, tra i pochi resti smozzicati di una grandezza scomparsa, le domande che in fondo tutti ci facciamo.

Cosa resterà di noi? Cosa resta davvero di tutto, al di là delle poche spoglie corrose dal tempo, delle statue, delle navi scomparse, attraccate in un porto ormai sparito? Forse un nome – incerto come quello di Asìne – che rimbomba nel vuoto che si apre dietro il "coperchio d'oro del nostro esistere" e che nasconde, come la maschera d'oro di Agamennone, la nostra vera essenza: un punto oscuro, sfuggente e indecifrabile come la traccia di un pesce nella bonaccia marina, l'ombra di un flutto nell'infinità del mare.

Musica: "O", Coldplay