martedì 25 marzo 2025

L'uomo custode dell'ordine cosmico nella lunetta di San Cassiano di Controni

La lunetta di San Cassiano 

Arroccata nell'antico territorio della Controneria, oggi parte del comune di Bagni di Lucca, la chiesa di San Cassiano di Controni rappresenta uno dei gioielli più antichi della Lucchesia. Le sue radici affondano nel lontano 772 d.C., data della sua prima testimonianza scritta. Edificata durante la dominazione longobarda, probabilmente sopra un preesistente luogo sacro, fu poi rinnovata nel XII secolo secondo i canoni del romanico. La sua posizione privilegiata, panoramica e strategica lungo la via di crinale che univa la valle del Serchio alla montagna pistoiese, la rese un fulcro religioso e sociale per le comunità circostanti. Dedicata a San Cassiano, martire di Imola il cui culto prosperò nei territori longobardi, la pieve conserva intatto un fascino primordiale, visibile nelle sculture della facciata e nell'interno a tre navate scandite da colonne con capitelli cubici.

Sulla facciata, il portale d'ingresso è coronato da una lunetta scolpita che cattura lo sguardo del visitatore: tre figure umane con le braccia protese verso l'alto emergono sotto un arco decorato con motivi floreali. La figura centrale si distingue per due peculiari sporgenze ai lati della testa, forse un copricapo rituale o simboliche "orecchie" tese ad ascoltare il divino. La posa degli oranti, archetipo che riecheggia le antiche incisioni preistoriche della Valcamonica, trasforma le braccia sollevate in un gesto ancestrale di invocazione, un ponte invisibile che unisce la terra al cielo.

Gli oranti di Naquane in Valcamonica 

Questa immagine dell'orante, sorprendentemente persistente nel tempo, in provincia di Prato compare anche nella lunetta dell'abbazia di Santa Maria a Montepiano, dove è addirittura raffigurata una figura femminile che esegue lo stesso gesto rituale. Tale postura richiama pratiche cultuali molto più antiche del cristianesimo: in molte culture precristiane, l'orante era colui (o colei) che, con il corpo, imitava l'atto cosmico di collegamento tra l'alto e il basso, tra il cielo e la terra. Era insomma una figura sciamanica, sacerdotale, chiamata a fare da tramite tra il visibile e l'invisibile.

L'orante donna a Santa Maria a Montepiano 

L'iconografia dell'orante, figura frontale, eretta, con le braccia e i palmi delle mani protese verso il cielo, è infatti antichissima e come tante altre è stata ripresa e reinterpretata anche in ambito cristiano. Il gesto della preghiera con le mani alzate è trasversale a molte culture e religioni, ed è profondamente radicato anche nella tradizione ebraica, come attestano vari Salmi: «Alzate le mani verso il santuario e benedite il Signore» (Salmo 134, 2), o ancora: «Le mie mani alzate come sacrificio della sera» (Salmo 141, 2). È il gesto di Mosè, che durante la battaglia contro gli Amaleciti sostiene il popolo con le mani levate verso il cielo. Nell’iconografia paleocristiana, l’orante è raffigurato nei sarcofagi e nelle catacombe, spesso in ambito funerario, come simbolo di speranza nella vita oltre la morte.

Chiesa e campanile di San Cassiano

A sovrastare le figure della lunetta, sei grandi fiori stilizzati – simili a margherite – si irradiano in modo simmetrico. La loro forma radiale richiama antichi simboli solari, cosmici, vitali, e suggerisce un'intenzionalità simbolica profonda. Il numero sei è carico di significati: nella simbologia sacra, rappresenta l'armonia, l'equilibrio perfetto tra mondo spirituale e materiale (non a caso il mondo, secondo la Genesi, fu creato in sei giorni). Sei è anche numero della creazione ordinata, della bellezza geometrica e dell'unità raggiunta attraverso la diversità.

Il gesto dell'orante che tocca o sostiene questi fiori può essere letto come un atto sacro: l'essere umano che attinge all'armonia celeste e la porta sulla terra, diventando mediatore e custode dell'ordine universale. Un gesto che evoca il mito, la preghiera e la sacralità della natura, ma anche l'idea che il cosmo stesso fiorisca in risposta al contatto con l'umano. Sotto la lunetta, un fregio a intreccio celtico-longobardo simboleggia l'eternità e la connessione tra i mondi. Ai lati del portale, due leoni accovacciati custodiscono l'ingresso: simboli di forza e vigilanza, ma anche di transizione tra dimensioni spirituali. La ghiera dell'arco, decorata con animali fantastici e motivi vegetali, compone un vero e proprio bestiario scolpito, un universo parallelo dove il caos è domato dalla fede.

Intrecci sulla facciata di San Cassiano

La chiesa di San Cassiano, quindi, non è solo un monumento ma un luogo simbolico; ogni dettaglio racconta una storia, ogni pietra parla un linguaggio arcaico e sacro. In epoca medievale, entrare in chiesa significava attraversare una soglia tra visibile e invisibile. Ancora oggi, questo portale ci ricorda che l'essere umano è chiamato a custodire l'armonia del cosmo, ascoltarne il respiro, riconoscere e onorare i segni della bellezza e della vita che ancora oggi fioriscono nel mondo.

I simboli, pur appartenendo a epoche remote, continuano a parlarci con forza. Essi rappresentano energie, tensioni spirituali e aspirazioni universali che, sotto forme diverse, animano ancora oggi la nostra ricerca di senso, bellezza e connessione con il tutto. La figura dell’orante, i fiori solari, gli animali guardiani: nulla è davvero passato, perché queste immagini archetipiche toccano ancora corde profonde dell’animo umano. In un tempo che spesso dimentica le radici, San Cassiano ci invita a ritrovare il filo che ci lega all’universo, e a riconoscere che quei segni antichi vivono ancora – dentro di noi.

"Il simbolo è la migliore possibile espressione di qualcosa di essenzialmente sconosciuto." Carl Gustav Jung, Tipi psicologici


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