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Il Rio Camerella a poca distanza dalla sorgente |
Questa caratteristica peculiare nasconde però una verità affascinante: l'acqua nella Calvana è abbondante, ma scorre invisibile sotto i nostri piedi. I Monti della Calvana rappresentano infatti il secondo complesso carsico della Toscana per dimensioni, superato solo dalle più note Alpi Apuane. La loro formazione geologica, denominata "formazione di Monte Morello" e risalente al periodo compreso tra il Paleocene e l'Eocene medio (circa 66-40 milioni di anni fa), è costituita principalmente da argille e dal caratteristico calcare Alberese. Queste rocce, con la loro particolare composizione, hanno dato origine nel corso dei millenni a un sistema idrologico complesso e articolato.
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La Marinella vicino alla villa di Travalle |
Il viaggio dell'acqua all'interno del massiccio prosegue fino all'incontro con strati di roccia più impermeabile o con barriere geologiche naturali, come le marne o altre formazioni meno permeabili che si trovano a quote inferiori. È proprio in questi punti, generalmente posizionati tra i 300 e i 400 metri di altitudine, significativamente più in basso rispetto alla dorsale montuosa principale, che avviene la "risorgenza": l'acqua riemerge in superficie dando vita a sorgenti perenni.
La distribuzione di queste sorgenti non è uniforme lungo tutto il massiccio. Ne sono state censite ben 97, concentrate principalmente nella parte settentrionale e in quella centrale della catena montuosa, molte delle quali situate proprio nella fascia altimetrica compresa tra i 300 e i 400 metri. La parte meridionale, invece, presenta un numero significativamente inferiore di sorgenti, prevalentemente localizzate in prossimità dei fondovalle. Una caratteristica importante di queste sorgenti è la notevole variabilità della loro portata, strettamente legata all'intensità delle precipitazioni. Questa particolarità evidenzia la rapidità con cui l'acqua piovana attraversa il sistema carsico, riemergendo dopo percorsi relativamente brevi ma complessi.
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Rio Camerella |
Tra le tante sorgenti della Calvana, una spicca in modo particolare: quella del Borro di Cavagliano a Travalle. Qui l’acqua, dopo aver percorso il suo misterioso viaggio sotterraneo, riemerge con tale forza da generare l’intero Rio Camerella, che dopo un breve corso va a gettarsi nella Marinella. Dal punto di vista idrogeologico, la sorgente del Borro di Cavagliano presenta una conformazione peculiare: una bocca principale alimenta direttamente il rio, mentre un serbatoio creato artificialmente è collegato a un antico lavatoio e a una presa d'acqua. Questa doppia struttura ha permesso, nei secoli, un uso razionale e sostenibile della risorsa: da un lato, il nutrimento continuo del corso d’acqua; dall’altro, il supporto alle attività quotidiane della comunità locale.
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La sorgente del Borro di Cavagliano |
Ma la sorgente non è solo una risorsa idrica: la sua storia è intrecciata a un universo culturale e simbolico di rara suggestione. A pochissima distanza si ergono antiche murature che racchiudono una collinetta lobiforme di origine quasi certamente artificiale. Oggi questo luogo ospita la casa colonica nota come "podere Castelluccio", ma alcuni studiosi ritengono che queste strutture costituissero originariamente la base di un tempio probabilmente dedicato al culto delle acque. La presenza di un edificio sacro in prossimità di una sorgente così abbondante non è casuale. Il culto delle acque rappresenta infatti uno degli elementi più antichi e persistenti nelle religioni mediterranee, e in particolare nella cultura etrusca, che aveva sviluppato una profonda connessione spirituale con le manifestazioni naturali dell'acqua.
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Il lavatoio-abbeveratoio |
Gli Etruschi, popolo che ha abitato queste terre prima della dominazione romana, avevano elaborato una complessa teologia in cui le divinità legate alle acque occupavano un ruolo primario. Numerose sono le testimonianze archeologiche di culti legati alle sorgenti in tutta l'Etruria, con ritrovamenti di ex voto, strutture rituali e santuari dedicati a divinità acquatiche. A Pizzidimonte, a poca distanza da qui, sono state ritrovati diversi reperti di epoca etrusca collegati a frequentazioni sacrali di questo tipo, mentre la collina del podere Castelluccio, finora, non è mai stata oggetto di indagine archeologica e verosimilmente potrebbe celare altri ritrovamenti dello stesso genere.
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Il punto in cui riemerge la sorgente |
L’antico tempio di Castelluccio, collocato su una collinetta sopraelevata rispetto alla sorgente, probabilmente rievocava simbolicamente questo viaggio, dall’acqua che risorge dalle profondità ctonie al tempio che si eleva verso la luce. Era un cammino rituale, un’ascesa carica di significati spirituali e di legami con i cicli stagionali e il culto degli antenati, con pratiche di purificazione, riti propiziatori e offerte votive alle divinità delle acque. L’acqua della sorgente – ritenuta rigenerante e guaritrice – veniva utilizzata sia per scopi cerimoniali che terapeutici.
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Il getto che cade nel lavatoio |
Oggi la sorgente è molto più di un fenomeno idrogeologico: è un crocevia di storie e conoscenze dove geologia, archeologia, storia e mito si incontrano e si mescolano, dando forma a un racconto affascinante che attraversa i millenni e ci parla ancora, toccando le nostre radici più profonde.
Per chi voglia visitare questo luogo di seguito posto una cartina (cliccate per aprirla in modo interattivo); nel caso raccomando di fare attenzione perché la sorgente si trova dentro campi coltivati che non vanno calpestati né percorsi con mezzi diversi dalle gambe. Le coordinate GPS della sorgente sono 43.8881086N, 11.1538936E.
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La conca di Travalle |
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